Essere trans non è più “malattia”: parla l’esperto

Essere trans non è più “malattia”: parla l’esperto

La revisione del manuale diagnostico

Pubblichiamo alcuni passaggi dell’intervista apparsa su Gaynews.it, che ha interpellato Jack Drescher, uno dei massimi esperti mondiali in materia di orientamento sessuale e identità di genere.

Ordinario di psichiatria clinica presso il Columbia University College of Physicians and Surgeonse docente a contratto di psicoterapia e psicoanalisi per il ciclo post-dottorale presso la New York University, è socio dell’American Psychiatric Association (Apa), della Society for the Scientific Study of Sexuality e dell’International Academy of Sex Research.

Il suo nome è soprattutto legato al gruppo di lavoro dell’American Psychiatric Association, come cui componente ha contribuito alla redazione della 5° versione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) in riferimento ai disturbi dell’identità sessuale e di genere. È stato così responsabile della revisione della diagnosi del disturbo dell’identità di genere presente nel DSM-IVTR che ha portato alla definizione  di disforia di genere presente nel DSM-5.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità

Ma non solo. Perché per conto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è stato componente del gruppo di lavoro per la nuova classificazione delle malattie sessuali e della salute sessuale all’interno dell’11° revisione dell’International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems (ICD-11), che entrerà in vigore il 1° gennaio 2022.

Diagnosi non patologiche e condizioni associate alla salute: parto e menopausa

Drescher e gli altri due specialisti a ciò deputati hanno così definito incongruenza di genere il disaccordo fra genere assegnato alla nascita e identità di genere, facendo sì che la relativa diagnosi fosse posta al di fuori della sezione delle patologie mentali e del comportamento dell’ICD-11 e collocata in nuovo capitolo intitolato Condizioni associate alla salute sessuale. Tra le dichiarazioni di Drescher:

Devo dire che si puo interpretare l’ICD-11 già come una forma di depatologizzazione. L’ICD contiene diagnosi che non sono patologiche. Basti, ad esempio, pensare alla menopausa (GA30) o a un normale parto di un bambino (JB20). Personalmente non ho nulla in contrario a una tale interpretazione della nostra decisione.

Io sono uno psicoanalista e uno psichiatra nonché uno storico delle “diagnosi queer”. Avendo contribuito alle revisioni del DSM e dell’ICD, credo nell’importanza delle diagnosi. Al contempo ritengo che le diagnosi debbano servire ad aiutare i pazienti; l’uso delle diagnosi per stigmatizzare le persone, specialmente quando fatto da professionisti, è eticamente preoccupante.

Leggi l’intervista completa su Gaynews.it

Leave a Reply

Your email address will not be published.