Come riporta Gaynews, Gaetano e Stefano, titolari della Pizzeria 150 in via Nizza 29 a Torino, mai avrebbero immaginato di vedersi recapitare ieri mattina una lettera anonima dal seguente tenore: «In un momento in cui tutti hanno voglia di riaprire e ricominciare, dopo una lunga pausa, voi due decidete di non riaprire all’ora di pranzo. Motivo sconosciuto. Considerando però che ho saputo da poco che siete due noti culattoni (io sono di Milano e da noi si dice così), penso che il male maggiore ce l’abbiate in corpo già voi (Aids), per cui siamo noi clienti ad aver paura nel venire da voi (anche la sera)».
Per nulla intimoriti e scoraggiati, Gaetano e Stefano hanno deciso di rendere noto l’accaduto con un lungo post su Facebook, in cui ironia e leggera amarezza si mescolano. Il tutto con «un linguaggio esplicito e volgare. Ci scusiamo, ma siamo convinti che per comunicare con certe teste, altro non funzioni».
I due titolari hanno fra l’altro scritto: «Ci siamo sforzati di trovare un nesso tra la mancata riapertura del negozio a pranzo e la nostra vita privata. Dopo qualche ora siamo giunti alla conclusione che probabilmente avresti bisogno di uno psichiatra, fai tesoro dei consigli che ti diamo. In genere, abituati da sempre a vivere la nostra vita liberi e felici, caro il nostro frustrato e probabilmente anche insignificante nella vita, abbiamo serie difficoltà a considerare le tue parole offensive, non ci hai messo neanche la faccia!!!!».
Gaetano e Stefano hanno poi osservato: «Ti nascondi dietro una letterina ina ina, perché mancando di palle , non sei in grado di sostenere ciò che pensi: già questo ci dice abbastanza di te. Tra l’altro, mentre noi si vive felici e contenti, tu spendi tempo per metterti lì a scrivere a macchina, imbustare, uscire di casa fino alla posta, spendere dei soldi per un francobollo, per cosa poi ? Davvero hai una vita così vuota tanto da utilizzare tempo prezioso dietro a “due culattoni”, come hai precisato nella letterina ina ina, questo forse non denota un po’ il famoso “vorrei ma non posso?”».
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