Una parata di valore e dimensioni storiche
quella che lo scorso 30 giugno ha coinvolto 5 milioni di persone nel cuore della grande mela, in una New York mai stata così aperta, colorata, cosmopolita.
Oggi giorno, in oltre 70 Paesi del mondo si criminalizza ancora l’omosessualità. Qui in molte altre aree del mondo il Pride è ancora scontro, rivolta, sofferenza o addirittura una chimera. A New York, una città che ha ormai vinto gran parte delle battaglie, ha prevalso invece lo spirito della festa, della celebrazione e del trionfo.
Lotta e celebrazione
Ma la bellezza del Pride è proprio questa: la lotta è capace di farsi gioia e allegria, nei momenti più difficili così come in quelli di festa. Ed è certo che proprio questa enorme manifestazione senza precedenti sarà di grande spinta a tutti quegli attivisti e attiviste che vivono ancora le stesse vessazioni delle ragazze dello Stonewall Inn.
Tutto iniziò nei luoghi di ritrovo
Arco era lì, all’interno della delegazione italiana, per ricordare che tutto cominciò da un luogo di ritrovo, Mai dimenticare che la lotta per i diritti lgbti è stata possibile solo grazie a persone che hanno prima liberato se stesse, spesso proprio in quei luoghi di aggregazione ancora troppo spesso fonte di imbarazzo e disprezzo nel senso comune.
L’auspicio è quello di altri 50 anni di lotte e successi, verso un giorno in cui, anche grazie al lavoro dei circoli ricreativi, avremo la maggior parte delle persone LGBTI visibili, avremo abbattuto gli stereotipi di genere e i pregiudizi sulla sessualità, avremo sconfitto le ideologie che pretendono di decidere sui nostri corpi, amori e relazioni.
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